Già si sapeva che anche quando funzionano bene le centrali nucleari nuocciono gravemente alla salute, nel senso che nelle vicinanze degli impianti aumentano i casi di tumore e di leucemia. Ora dalla Germania arriva un ulteriore ragguaglio: nuocciono gravemente alla salute delle donne. Anzi, delle bambine. Che non nascono proprio.
E’ il risultato – in estrema sintesi . di uno studio effettuato dall’Helmholtz Zerntrum di Monaco di Baviera, un centro studi che si occupa di salute ambientale.
Chissà se la notizia sarà giunta al professor Veronesi, l’oncologo fresco di nomina alla presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo il quale gli italiani non vogliono le centrali nucleari solo perchè sono influenzati da un bombardamento di “idee disfattiste”.
Lo studio pubblicato dall’Helmholtz Zerntrum è stato effettuato da Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb. Si intitola, nella versione inglese, “Is the human sex odds at birth distorted in the vicinity of nuclear facilities?”. Ossia: il rapporto percentuale fra neonati maschi e femmine cambia nelle vicinanze degli impianti nucleari? La risposta è sì.
Nell’arco degli ultimi 40 anni, in un raggio di 35 chilometri attorno a 31 centrali nucleari tedesche e svizzere, mancano all’appello circa 200.000 20.000 bambine. Soltanto se esse fossero venute al mondo sarebbero state rispettate le statistiche secondo le quali ogni 100 bambine nascono 105 bambini.
Gli impianti nucleari oggetto dello studio non sono mai stati teatro di incidenti rilevanti. Dunque questi effetti sono stati riscontrati quando tutto va bene. E figuriamoci quando le cose vanno male…
Infatti il medesimo studio prende in esame il sesso dei neonati negli anni seguenti all’incidente nucleare di Chernobyl (Ucraina, 1986) e ai test nucleari della Guerra Fredda. In tutti e due i casi (ma nel primo solo in Europa) è mancato all’appello un gran numero di nascite femminili.