La Corte Costituzionale ha respinto oggi pomeriggio il ricorso contro il nucleare di 10 Regioni. Erano 11, ma poi il Piemonte si è sfilato.
Nei giorni scorsi, tuttavia, la Corte Costituzionale ha accolto un altro ricorso contro il nucleare avanzato da alcune Regioni e dalla Provincia di Bolzano. Cosa viene cancellato, e cosa resta?
Il nocciolo del ricorso respinto oggi stava nella possibilità del Governo di scavalcare le Regioni in caso di mancata intesa sull’ubicazione degli impianti.
In un comunicato della Corte Costituzionale si legge che essa “ha dichiarato queste censure in parte infondate ed in parte inammissibili“. La motivazione della sentenza verrà depositata nelle prossime settimane: e leggendola si potrà capire meglio.
Con un’altra sentenza, pochi giorni fa, la Corte Costituzionale ha tuttavia accolto il ricorso di Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e dalla Provincia autonoma di Trento contro il nucleare.
Secondo l’interpretazione del sottosegretario allo Sviluppo Economico Saglia, questa bocciatura cancella semplicemente la possibilità di nominare commissari di governo per sveltire le procedure.
Accogliendo questo ricorso, la Corte Costituzionale aveva però sottolineato che il ritorno all’atomo è considerato dal Governo urgente, ma lo si vuole realizzare con capitali privati, che sono incerti.
Un’azienda investe dove e quando le conviene, non in base a ciò che il Governo considera urgente: l’urgenza dovrebbe quindi comportare l’assunzione diretta dell’opera a carico dello Stato.
A lume di buon senso, le implicazioni di questa sentenza della Corte Costituzionale mi sembrano diverse da quelle dedotte dal sottosegretario. Ma sono questioni in punta di diritto: e non mi ci ficco in mezzo.
Su Agi News la Corte Costituzionale respinge il ricorso delle Regioni contro il nucleare
Su Agenzia Asca l’interpretazione del sottosegretario a proposito del precedente ricorso accolto dalla Corte Costituzionale