L’estensione di suolo consumato in Italia negli ultimi anni dall’urbanizzazione. Nuovi calcoli

In undici anni ci siamo fumati l’Umbria. Nel senso che l’estensione di suolo consumata dall’urbanizzazione in Italia durante il periodo 1995-2006 risulta pari a 750.000 ettari. Sono stati inghiottiti da case, capannoni, svincoli, tangenziali al ritmo di oltre 68.200 mila ettari all’anno.

Paolo Berdini, urbanista, ha rifatto i conti dellacementificazione sulla base di dati molto più precisi di quelli da cui era partito il Wwf. Quest’ultimo aveva soltanto considerato i 3,5 milioni di ettari sottratti all’agricoltura negli ultimi 15 anni.

Berdini, invece, parte dalle licenze edilizie rilasciate dai Comuni, il cui numero è stato recentemente reso pubblico dall’Istat.

E, visti i suoi calcoli, io aggiungo un consiglio: non investite nel mattone. Non necessariamente per amore del pianeta, del verde e della natura. Parlo da un punto di vista meramente pecuniario: alla luce di tutto quel che inutilmente si costruisce, i prezzinon possono che crollare.

I dati sulle licenze edilizie resi pubblici dall’Istat non sono completi, nota Berdini. Molti Comuni li trasmettono in modo non sistematico, e l’abusivismo (com’è ovvio) sfugge totalmente.

Comunque, per quel che riguarda le costruzioni residenziali (ma sarebbe meglio chiamarle semplicemente case) all’Istat risultano nel 1995-2006 la bellezza di 8.897.959 stanze in edifici sorti ex novo, pari a 1.122.043.692 metri cubi.

Bisogna aggiungere le stanze realizzate attraverso ampliamento di edifici esistenti, pari a 1.043.000 metri cubi. Si arriva in totale a circa 10 milioni di stanze. Solo l’1% è di edilizia pubblica: il resto è in vendita a prezzi di mercato.

Sempre nel 1995-2006 sono stati costruiti 562.885 nuovi edifici: il volume medio è di circa 2.000 metri cubi. Perlopiù si tratta di palazzine a tre e soprattutto due piani, con un’impronta media a terra pari a circa 290 metri quadrati.

Però attorno ci sono il giardino, la strada per arrivarci, lo spazio per lasciare in sosta le auto, il marciapiede. Tutto considerato, il lotto tipo ha una misura di circa 2.320 metri quadrati e il territori consumato dai 562.885 edifici residenziali sorti in Italia nel 1995-2006 con regolare licenza edilizia è dunque pari a circa 130.600 ettari.

Più le case abusive. Berdini si rifà alle stime dell’Osservatorio ambiente e legalità curato da Legambiente, che stima l’abusivismo attorno al 20%. Bisogna aggiungere altri 65.000 ettari. Totale, 390.000 ettari. Solo per le case.

Ci sono poi gli insediamenti produttivi, altrimenti detti stabilimenti o capannoni. Fra nuove costruzioni, ampliamenti, strade, parcheggi e simili, e stimando anche qui un 20% di abusivismo si arriva a un consumo di suolo pari ad oltre 200.000 ettari.

Infine le infrastrutture. Soltanto per l’alta velocità ferroviaria si può valutare il consumo di suolo in circa 25 mila ettari. Con una “stima prudenziale” Berdini arriva a 150.000 ettari di terreno consumato.

La somma del consumo di suolo residenziale, di quello produttivo e di quello infrastrutturale porta a 750.000 ettari. L’Umbria, appunto.

Una gran parte di tutto questo cemento è servita per costruire abitazioni. Eppure la popolazione non è aumentata (a parte l’arrivo di stranieri, che solo ben di rado possono permettersi di comprar casa): e infatti il 20% delle abitazioni è inutilizzato. Per la legge dell’offerta e della domanda, i prezzi dovrebbero crollare. Invece sono altissimi, e gli affitti pure.

Di qui il mio consiglio, che vale quel che vale. Se avete soldi da investire, tenetevi lontani dal mattone. E’ una bolla pronta a scoppiare.

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