Anche il gemello francese è nei guai. Électricité de France ha annunciato che l’entrata in funzione del reattore nucleare Epr di Flamanville – il modello scelto per la rinascita nucleare italiana – avverrà con due anni di ritardo e con maggiori costi del 50%.
Quasi contemporaneamente l’autorità per la sicurezza nucleare francese ha chiesto di modificareil sistema di controllo del reattore, ritenendo che la sua sicurezza non sia dimostrata.
Si trova in un’analoga situazione l’altro reattore Epr in costruzione a Olkiluoto, in Finlandia. Di Epr funzionanti non ce n’è ancora nessuno, e in realtà l’energia solare costa meno di quella nucleare.
I ritardi e dei maggiori costi di Flamanville erano nell’aria da un pezzo. Sono diventati ufficiali venerdì.
Électricité de France ha annunciato che la produzione commerciale di energia elettrica, attesa nel 2012, avverrà invece nel 2014 e che i costi della centrale nucleare sono saliti a 5 miliardi di euro. Inizialmente erano stimati in 3,3 miliardi di euro.
Quasi contemporaneamente Asn, l’autorità per la sicurezza nucleare francese, ha domandato ad Électricité de France di modificare l’architettura strutturale del sistema di controllo, la spina dorsale del reattore che permette agli operatori di ricevere dati relativi a temperatura e resa e di trasmettere i comandi: la sua sicurezza, dice Asn, non è dimostrata.
Nello scorso autunno, le autorità per la sicurezza nucleare di Francia, Finlandia e Gran Bretagna (coinvolta perchè prevede di realizzare reattori Epr) pubblicarono un documento congiunto in cui esprimevano dubbi sul sistema di sicurezza del reattore. A Olkiluoto la faccenda non è ancora risolta.
Problemi al sistema di controllo. Problemi al sistema di sicurezza. Maggiori costi del 50%. E dire che il Governo italiano presenta l’Epr come un gioiellino ultrasicuro, indispensabile per avere energia elettrica a buon mercato.
Citigruoup, la più grande azienda di servizi finanziari nel mondo, ha detto chiaro e tondo che è una gran balla: nell’ipotesi di maggiori costi pari al 20% (i gemelli finlandesi e francesi sono già al 50%) e di ritardi di due anni nella costruzione delle centrali nucleari, il prezzo dell’energia, ora pari a circa 65 euro per negawatt, dovrà essere di almeno 70euro per megawatt. Giova tenerlo a mente in vista dell’annunciata propaganda atomica a reti unificate.
E se non bastasse, pensate che i maggiori costi stratosferici sono riferiti a Finlandia e Francia: Paesi con plurisecolare fama di solidità, rigore, efficienza nella gestione della cosa pubblica. Provate a trasporli nel nostro scalcinato Stivale, dove regnano consorterie, corruttele e cemento depotenziato.
La costruzione dei reattori Epr sarà una miniera d’oro per gli appaltatori. A spese del contribuente italiano.