Dopo l’inciucio atomico arriva l’inciucio idrico. Esponenti del Pd e del Pdl hanno fondato Acqualiberatutti che (a dispetto del nome) mira a difendere la privatizzazione e a far vincere il no al referendum per l’acqua pubblica.
Le affermazioni di Acqualiberatutti riprendono sostanzialmente quelle della cosiddetta operazione verità voluta dal ministro Ronchi: la privatizzazione dell’acqua non è mai avvenuta, è stato privatizzato solo il servizio idrico, cioè quel fenomeno per cui l’acqua arriva al rubinetto.
“Solo”? Ma è proprio questo il punto sostanziale…
Secondo Acqualiberatutti, se il trasporto dell’acqua dai pozzi e dalle sorgenti ai rubinetti rimarrà a carico dello Stato “gli italiani dovranno pagare una nuova tassa per l’acqua, dal momento che per far fronte agli sprechi e ai necessari investimenti di ammodernamento degli acquedotti servono 60 miliardi di euro”.
Come se i gestori privati che dovranno fronteggiare quei medesimi problemi attingessero il denaro dal loro conto in banca personale, e non dalle bollette dell’acqua fatte pagare alla gente.
Anzi, in aggiunta i gestori privati preleveranno dalle bollette anche i loro guadagni. Questo ulteriore prelievo non ci sarebbe con l’acqua pubblica.
Ah, ma il privato è più efficiente! C’è la libera concorrenza, non ci sono sprechi. Acqualiberatutti dice che “la libera concorrenza sul fronte dell’elettricità e della telefonia ha dato grandi risultati”.
Li lascio giudicare a voi: soprattutto la giungla delle tariffe telefoniche.
Fra i promotori del comitato, dicevo, ci sono esponenti sia del Pdl (Giuliano Cazzola, Benedetto Della Vedova) sia del Pd (Sandro Gozi, Antonio Iannamorelli), anche se altri esponenti del Pd (Roberto Della Seta, Francesco Ferrante) hanno fatto sapere che al referendum voteranno sì per l’acqua pubblica.
Resta l’inciucio trasversale. Qualcuno può spiegarmi, per favore, dove passa il confine in questo disgraziato Paese fra i partiti di governo e quelli di opposizione?