Siamo al “picco dell’acqua”. Anche se miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua, il genere umano usa già la metà dell’acqua accessibile.
L’informazione viene dal Pacific Institute, che usa il termine “picco dell’acqua” nel suo rapporto biennale “The World’s Water” appena pubblicato.
E se il 50% dell’acqua ancora non sfruttata sembra tanto, attenzione, dice il Pacficic Institute: quel 50% sta a indicare il punto critico, già raggiunto in molte zone, in cui abusiamo della capacità del pianeta di ammortizzare le conseguenze del nostro consumo d’acqua.
Del resto, guardate la distribuzione dell’acqua sulla terra: ce n’è moltissima ma – sottratti oceani e ghiacciai – quella effettivamente utilizzabile è solo una frazione molto esigua.
E’ la prima volta che sento parlare di “picco dell’acqua”. Di solito si parla di picco del petrolio – anche lì l’abbiamo raggiunto, o ci siamo vicini – e per estensione alle fonti fossili di energia.
Il “picco” è il momento in cui dobbiamo fare i conti con i limiti posti dalla natura. Con il fatto che le risorse naturali, per quanto abbondanti siano, sono comunque limitate.
I conti, dicevo, si fanno al momento del “picco” perchè per prime si usano le risorse – l’acqua, in questo caso – più facili da sfruttare. Se il Pacific Institute ha ragione, insomma, di qui in poi bisognerà pedalare in salita. A maggior ragione se popolazione e consumi sono in aumento.
Eppure l’acqua, non c’è neanche bisogno di dirlo, è essenziale per la vita. Tutta: non solo quella umana. Senza acqua, in particolare, niente igiene, agricoltura, allevamento di bestiame.
Sempre secondo il Pacific Institute, la situazione è particolarmente critica in Cina, dove le risorse idriche sono sovrasfruttate, usate in modo inefficiente, pesantemente inquinate, e dove 300 milioni di persone non hanno accesso alla potabile.