Al forum di Cernobbio The European House Ambrosetti ha presentato “Il nucleare per l’economia, l’ambiente e lo sviluppo”, una sorta di inno all’energia nucleare: dice che è cosa buona, giusta, pulita e a buon mercato, e consentirà risparmi ai consumatori.
Altri studi dicono l’esatto contrario: l’energia fotovoltaica costa già ora meno di quella nucleare, e la forbice è destinata ad allargarsi, nel senso che il fotovoltaico sarà sempre più conveniente e il nucleare sempre più costoso.
E non solo. Il nucleare conviene alle imprese, non alla gente: come cercherò di dimostrare.
Lo studio di Ambrosetti dice – giustamente – che per il fabbisogno di energia l’Italia dipende fortemente dall’estero e dalle fonti fossili: esse causano l’effetto serra, sono costose e volatili. Si potrebbe aggiungere che petrolio e forse anche carbone sono prossimi al picco, il momento in cui finirà l’abbondanza.
Il nucleare però non risolverebbe la dipendenza dall’estero. Dovremo importare l’uranio, anch’esso, prima o poi, avviato verso il picco, come ogni materia prima disponibile sulla Terra in quantità limitate. Di sole e di vento, invece, l’Italia ne possiede in abbondanza: senza dover chiedere niente a nessuno.
Non è vero, poi, che l’energia nucleare è pulita e amica dell’ambiente. Essa contribuisce, eccome!, all’effetto serra e l’estrazione dell’uranio è molto inquinante.
E il portafoglio, e le bollette? Citigruoup, la più grande azienda di servizi finanziari nel mondo, dice che con il nucleare la bolletta dell’energia elettrica è destinata ad aumentare: non a diminuire.
Resta quello che Ambrosetti chiama “lo sviluppo”: gli investimenti messi il noto dal ritorno al nucleare, i posti di lavoro eccetera.
A parte che il nucleare dà lavoro anche a scorie umane radioattive, mi piace ricordare un vecchio articolo nel New York Times che avevo citato a proposito delle difficoltà di costruzione legate ai reattori nucleari Epr, quelli che il Governo italiano ha scelto.
Dice che nel cantiere per l’Epr finlandese di Olkiluoto lavorano, sì, migliaia e migliaia di persone. Ma ci sono subappaltatori di tutt’Europa e la manodopera parla almeno otto lingue diverse, con conseguenti problemi di comunicazione tipo Torre di Babele.
Tutto questo solo per sottolineare che gli eventuali cantieri nucleari non recherebbero necessariamente beneficio ai lavoratori italiani, ma piuttosto a chi riesce a fornire manodopera al più basso prezzo.
Rimane allora da capire a chi gioverebbe il nucleare. A me pare ovvio: alle imprese. Senza sostegno pubblico il nucleare non è competitivo, dove “sostegno pubblico” sta per “soldi dei contribuenti”.
Anche il Governo sembra concordare. Parla di indennizzi alle imprese in caso di future retromarce sull’energia nucleare. Io lo chiamo capitalismo assistito. Non so se avete una definizione migliore.
Su The European House Ambrosetti Il nucleare per l’economia, l’ambiente e lo sviluppo
Su Ansa il nucleare al forum di Cernobbio
Il vecchio articolo nel New York Times sulle difficoltà di costruzione dei reattori Epr. Il riferimento alla manodopera e alla Babele linguistica è nella seconda pagina