Un fallimento radioattivo. La Germania dovrebbe iniziare verso la fine di quest’anno le procedure per rimuovere 126.000 fusti di scorie nucleari (al 90% provenienti da centrali atomiche) sepolte negli Anni 60 e 70 ad Asse II, una miniera di salgemma in disuso.

Il luogo sembrava super sicuro, l’idea all’avanguardia. Ma due anni fa si è scoperto che nella miniera cola acqua. Che è diventata radioattiva. E perdipiù la miniera stessa è instabile. Bucata come un groviera.

Asse si trova in Bassa Sassonia. I rifiuti radioattivi sono stati stoccati nelle profondità dell’ex miniera fra il 1967 e il 1979. La gran parte è a bassa radioattività, e considerata poco pericolosa. Però 300 fusti circa contengono materiale a media attività.

La rimozione è difficile e pericolosa. Inoltre mai, in passato, si è effettuata una cosa del genere.

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Lo statuto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare è stato pubblicato stamattina. E circola con insistenza il nome di Umberto Veronesi, senatore Pd, quale suo presidente.

Inciucio atomico, insomma, fra il Governo e principale partito che si definisce di opposizione.

Prima di sviscerare la questione, voglio constatare che appare sempre più impossibile la promessa di Berlusconi: entro tre anni la prima centrale nucleare in Italia. Ricordate? Aveva fatto i conti Chicago blog da un punto di vista filonucleare.

Sarebbe stato necessario che tutto filasse ultra liscio e ultra rapido. Invece lo Statuto dell’agenzia nucleare ha accumulato nel frattempo un altro mese e mezzo di ritardo.

La nascita dell’Agenzia nucleare è la base fondamentale del percorso che (ahimè) vuole riportare l’Italia all’energia nucleare.

Per la presidenza dell’Agenzia si rincorrono le voci su Umberto Veronesi, oncologo, senatore Pd, ministro della Sanità nel Governo Amato, autore di dichiarazioni filonucleari nella puntata di Telecamere andata in onda su RaiTre domenica scorsa

Obietto che il nucleare è pericoloso per la salute anche quando le centrali funzionano bene. Produce, eccome!, emissioni di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra. Finora un solo Paese, la Svezia, ha individuato un sito per il deposito eterno (?) delle scorie nucleari.

Al di là di questo, trovo seccanti due cose. Innanzitutto l’inciucio atomico, sempre che Veronesi accetti la presidenza: se il Governo vuole il nucleare (e la maggioranza degli italiani no), si tolga la solo le castagne dal fuoco.

E poi, si è parlato di poltrone per l’Agenzia nucleare ancor prima che il suo statuto vedesse la luce. Scocciante anche questo, non vi pare?

Su Il Velino strada spianata per Veronesi alla presidenza dell’Agenzia nucleare. L’intero articolo è riservato agli abbonati, ma le prime righe sono illuminanti

Su Vita Veronesi va verso la presidenza dell’Agenzia nucleare (ultimo paragrafo dell’articolo)

L’appello degli Ecodem del Pd Veronesi non accetti la presidenza dell’Agenzia nucleare

Su Ansa pubblicato lo Statuto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare

Su Greenreport in Svezia il primo e unico deposito eterno di scorie nucleari

Su Blitz Quotidiano un sondaggio sul nucleare

Dopo l’inciucio atomico arriva l’inciucio idrico. Esponenti del Pd e del Pdl hanno fondato Acqualiberatutti che (a dispetto del nome) mira a difendere la privatizzazione e a far vincere il no al referendum per l’acqua pubblica.

Le affermazioni di Acqualiberatutti riprendono sostanzialmente quelle della cosiddetta operazione verità voluta dal ministro Ronchi: la privatizzazione dell’acqua non è mai avvenuta, è stato privatizzato solo il servizio idrico, cioè quel fenomeno per cui l’acqua arriva al rubinetto.

“Solo”? Ma è proprio questo il punto sostanziale…

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In Italia il condono edilizio è come il Papa. Morto uno, se ne fa subito un altro.

Infatti, checchè abbia dichiarato e giurato il Governo, il condono è presente all’interno della manovra finanziaria ora all’esame del Senato.

Ma gli emendamenti che lo prevedevano non erano stati ritirati? Sì, ma se n’è salvato uno, a firma del senatore Paolo Tancredi, Pdl.

Lo stesso Tancredi aveva presentato l’emendamento che prevedeva un condono generalizzato. Poi ha dichiarato di aver firmato “per errore” e il condono (quel condono) è stato cassato durante la scrematura operata dalla maggioranza. Ma qualcosa è rimasto.

L’emendamento in questione è il numero 19.43 del ddl 2228, noto come manovra economica e il cui titolo burocraticamente recita: “misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”.

Chiede che gli immobili abusivi, diventati di proprietà del Comune, possano essere venduti all’asta. Anzichè abbattuti.

E non solo. Al responsabile dell’abuso è assegnato il diritto di prelazione. Significa che, chiunque abbia vinto l’asta, egli potrà scavalcarlo e far suo l’immobile pagando al Comune la stessa cifra.

Il vocabolo “condono” non compare nell’emendamento. Ma il succo è quello, anche se la strada è un po’ più fantasiosa. L’importante, come sempre, è arrivare.

La Corte Costituzionale ha respinto oggi pomeriggio il ricorso contro il nucleare di 10 Regioni. Erano 11, ma poi il Piemonte si è sfilato.

Nei giorni scorsi, tuttavia, la Corte Costituzionale ha accolto un altro ricorso contro il nucleare avanzato da alcune Regioni e dalla Provincia di Bolzano. Cosa viene cancellato, e cosa resta?

Il nocciolo del ricorso respinto oggi stava nella possibilità del Governo di scavalcare le Regioni in caso di mancata intesa sull’ubicazione degli impianti.

In un comunicato della Corte Costituzionale si legge che essa “ha dichiarato queste censure in parte infondate ed in parte inammissibili“. La motivazione della sentenza verrà depositata nelle prossime settimane: e leggendola si potrà capire meglio.

Con un’altra sentenza, pochi giorni fa, la Corte Costituzionale ha tuttavia accolto il ricorso di Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e dalla Provincia autonoma di Trento contro il nucleare.

Secondo l’interpretazione del sottosegretario allo Sviluppo Economico Saglia, questa bocciatura cancella semplicemente la possibilità di nominare commissari di governo per sveltire le procedure.

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In attesa di esaminare domani il ricorso presentato da molte Regioni, la Corte Costituzionale ha bocciato una parte sostanziale del decreto legge che sanciva il ritorno dell’Italia al nucleare. E’ stato disintegrato nel silenzio totale dei maggiori media.

La sentenza è la numero del 9 giugno 2010. Essa ha cancellato, in quanto incostituzionale, il quarto articolo della legge numero 102 del 3 agosto 2009: il ritorno al nucleare, appunto.

Il nodo dell’incostituzionalità, tagliando con l’accetta: si è fatto per l’atomo un provvedimento urgente (un decreto legge, un pacchetto anti-crisi e per lo sviluppo) affidandone l’esecuzione a capitali privati, che sono per natura incerti: è una cosa inconciliabile con l’urgenza stessa.

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Due novità dal cantiere di Olkiluoto, in Finlandia, dove viene costruita una centrale nucleare Epr “gemella” di quelle che si vogliono realizzare in Italia.

Primo: confermato ufficialmente un altro ritardo di sei mesi. Il tempo di costruzione previsto è ormai raddoppiato (e i costi nel frattempo sono stra-lievitati).

Secondo: le modifiche proposte all’architettura strutturale del reattore non sono sufficienti a sciogliere il nodo principale relativo alla sicurezza dell’impianto. E scusate se è poco. 

I ritardi, innanzitutto. La società nucleare finlandese Teollisuuden Voima aveva già messo in conto questi ulteriori sei mesi. La francese Areva, che sta costruendo il reattore, li ha ammessi solo ora: e questa è la prima novità. E’ dunque stra-confermato che la centrale nucleare non potrà entrare in funzione prima della fine del 2012.

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Oggi, sabato primo maggio, comincia la raccolta di firme per il referendum richiesto da Italia dei Valori contro il ritorno al nucleare.

Personalmente, avrei preferito il referendum contro il nucleare promosso dal comitato di associazioni che aveva tentato di coagularsi on line. Ma dal febbraio scorso è tutto fermo, compresa la pagina Facebook dell’iniziativa. E allora…

Il Wwf Italia invita a firmare per il referendum contro il nucleare, pur specificando che avrebbe preferito se l’iniziativa fosse venuta dalla società civile anzichè da un partito politico. Greenpeace Italia non si è ancora pronunciata.

Invita ad andare a firmare anche Legambiente. Ha paura però che venga a mancare il quorum dei votanti e che il referendum abbia un effetto boomerang. Contrario invece il Pd, per bocca del senatore Realacci: teme, dice, che venga a mancare il quorum e che il fallito referendum legittimi il nucleare.

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Ormai l’unica cosa su cui si può esercitare l’arte della previsione riguarda il momento in cui ne parlerà il Tg1 di Minzolini. E’ abbastanza unanimemente atteso per il 2012-2015 il picco del petrolio, cioè il momento in cui l’abbondanza di greggio sarà finita.

Contemporaneamente sarà finita l’abbondanza tout court, visto che il petrolio facile è il presupposto del nostro benessere e del nostro stile di vita.

I vaticini concordanti vengono da Shell, da esercito americano, da manager inglesi… All’elenco ora bisogna aggiungere anche l’Iea, l’agenzia europea che si occupa del monitoraggio delle fonti di energia.

Sono anni che scrivo di imminente fine dell’abbondanza e della necessità di prepararsicambiando le abitudini. Che io lo ripeta non cambia. Cambia, eccome, se alle cose che io dico da sempre si sommano sempre nuove conferme. Attendibilissime. E allora cosa bisogna fare?

“Picco del petrolio” non vuol dire che il petrolio finirà improvvisamente. Vuol dire che ne verrà estratto di meno rispetto a tutto quello che sarebbe richiesto dal mercato. L’aumento di prezzo è la conseguenza più immediata. Ma non solo.

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Berlusconi vuol convincere gli italiani che i reattori nucleari Epr di prossima costruzione sono sicuri. Per questo sono in arrivo spot sulla Rai. Il Presidente del Consiglio lo ha ribadito proprio nell’anniversario del disastro di Chernobyl.

Menomale che in altre circostanze ci siamo sentiti dire: le tv non spostano l’opinione pubblica, le tv non spostano un voto.

Spot o non spot, le autorità per la sicurezza nucleare dei Paesi dove sono in costruzione reattori francesi Epr (di funzionante, non ce n’è ancora nessuno) hanno sollevato problemi molto seri.

Questi problemi riguardano (oltre ai i tubi) soprattutto l’interconnessione strutturale dei sistemi di controllo e di sicurezza.

Significa che se si guasta il primo, il secondo può andare ko. Proprio nel momento in cui dovrebbe rendersi utile.

Se questo problema non verrà risolto (e per farlo bisognerebbe modificare l’architettura concettuale del reattore) La Gran Bretagna medita di bloccare la costruzione dei previsti reattori Epr.

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